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Genere ed etnia rappresentano oggi una sfida educativa, perché simboleggiano due gravi emergenze, le cui origini si possono rinvenire nell'esasperato individualismo che caratterizza la contemporaneità e che nega l'alterità, anche quella che alberga in ciascuno di noi. Emergenze certamente non nuove ma che hanno assunto dimensioni macroscopiche e significati differenti rispetto al passato e che possono essere consapevolmente affrontate se inserite in un rinnovato assetto concettuale della pedagogia, definita nel testo delle differenze. Una pedagogia contraddistinta dal radicalismo e dall'utopia a partire dai quali immaginare un progetto di civiltà fondato sul riconoscimento della comune vulnerabilità umana e sull'etica dei legami e che vede le donne e gli uomini capaci di rendersi autonomi da ogni forma di manipolazione, identificando come bene più autentico l'incontro con l'altro.